Intervista a Carmen Laterza

Oggi torniamo on line con l’intervista fatta a Carmen Laterza autrice di L’amore conta ultimo romanzo letto nel 2014 (qui la recensione). Abbiamo già avuto modo di capire quanto Carmen siauna persona solare capace e talentuosa e spero con questa di farvela conoscere ancora meglio…. A voi l’inervista
Salve Carmen, grazie per avermi concesso quest’intervista in cui spero approfondiremo alcuni elementi del suo libro. Prima però ci vuol raccontare qualcosa di lei?
Salve Désirée, grazie per lo spazio che dedichi a me e al mio libro tra le pagine del tuo blog.
Io ho 40 anni, sono nata e cresciuta a Pordenone, mi sono laureata in Lettere all’università e contemporaneamente mi sono diplomata in Pianoforte al Conservatorio. Per molti anni ho insegnato Italiano e Storia, prima alle scuole medie, poi alle superiori, ed infine sono diventata Dirigente Scolastico.
Ora però mi sono dimessa dal lavoro di preside e ho deciso di dedicarmi completamente alla mia grande passione per la scrittura. Infatti, oltre a scrivere per me, lavoro come editor e ghostwriter.
Come è nata in lei la passione per lo scrivere?
Non so dirti come è nata, perché la sensazione che ho è che questa passione ci sia sempre stata dentro di me! Da che ho memoria, ho sempre scritto: racconti, riflessioni, diari e tantissime lettere, rivolte a persone care o anche a destinatari immaginari. Non aveva importanza l’occasione o lo stile, l’importante per me è sempre stato solo scrivere.
Credo che un buon scrittore, debba essere necessariamente anche un buon lettore. Cosa le piace leggere nel tempo libero? Ha qualche genere o autore preferito? Predilige versioni cartacee o anche i moderni eBook?
Sì, leggere è fondamentale e io ho letto di tutto. Da giovane ho divorato i classici dell’Ottocento italiani ed europei, mentre ora prediligo la letteratura contemporanea. Sono una fan sfegatata di Camilleri, adoro la Mazzantini e la Allende, ho letto tutto di Pennac, Baricco e Faletti, seguo con interesse Fred Vargas, Piperno, Carofiglio, ma in generale spazio tra autori e generi con grande curiosità. Per anni ho comprato libri su libri, fino a non sapere più dove metterli. Poi la tecnologia è venuta in mio aiuto e adesso non posso più fare a meno del mio ebook reader. Leggo praticamente tutto in formato digitale e ho sempre il lettore in borsa: in treno, in fila alla posta o nella sala d’aspetto del dottore, con lui non mi annoio mai.
Com’è nato L’amore conta le va di spiegarcelo?
Erano anni che avevo in testa l’idea di scrivere un libro, ma non avevo né l’argomento né la trama. Sapevo solo che volevo scrivere. Poi, a poco a poco, ho sentito che la mia protagonista sarebbe stata una donna della mia età ed è così che ho cominciato a pensare a Irene. L’ho costruita nella mia mente in modo talmente completo che mi sembrava proprio di conoscerla. Sapevo tutto di lei, il suo passato, i suoi gusti, il suo modo di ragionare. E alla fine, quando mi sono messa a scrivere, la storia è venuta fuori da sola. Irene agiva, parlava, sceglieva e io scrivevo. Io ho costruito lei e lei ha costruito il suo romanzo.
Nel suo romanzo ha toccato temi controversi come l’adulterio e la “noia” che spesso attanaglia le donne che raggiungono la quarantina le va di dirci cosa l’ha spinta a farlo? Ha un consiglio da dare a tutte le donne di quell’età che stanno passando un periodo d’insoddisfazione simile a quello di Irene?
Ovviamente sono partita dall’esperienza personale. Credo che tutte noi donne, chi più chi meno, arrivate alla soglia dei quarant’anni, attraversiamo periodi di noia e insoddisfazione. Perché abbiamo dovuto rinunciare ai sogni che avevamo a vent’anni, perché scopriamo che il matrimonio e la famiglia sono fatti di routine e non di emozioni esaltanti, e allora ci chiediamo se è tutto qui, se d’ora in poi la nostra vita sarà sempre uguale e noi ci siamo già giocate tutte le carte… Insomma, ciascuna lo vive a suo modo e reagisce a suo modo, ma il passaggio è inevitabile e profondo.
Io non ho consigli da dare, posso solo dire qual è stata la mia esperienza. Io sono entrata in questa “palude” esistenziale a pie’ pari, non l’ho evitata, non l’ho mascherata, anzi: mi ci sono immersa, l’ho chiamata col suo nome e poi mi sono guardata dentro. Ecco, la forza per uscirne è stata proprio l’essermi guardata dentro con grande onestà e aver capito cosa voglio davvero.
Quanto di lei c’è in Irene e quanto di Irene c’è in lei?
Io e Irene siamo simili per molti aspetti: siamo coetanee, entrambe viviamo a Pordenone, siamo sposate e senza figli, entrambe abbiamo attraversato una crisi di insoddisfazione. Ma i punti in comune finiscono qui. Abbiamo caratteri diversi, gusti diversi e soprattutto abbiamo fatto scelte diverse.
E’ ovvio che ci sia molto di me nel mio libro, ma, come dire, sono sparsa qua e là. Chi mi conosce mi ritrova in alcuni tratti di Irene, ma anche in alcune caratteristiche Anna, in alcuni modi di fare di Luca… In questo senso posso dire che mi ritrovo in tutto il libro e non solo nella protagonista!
Quanto tempo ha impiegato a scrivere L’amore conta? Durante questo periodo ha mai sofferto del blocco dello scrittore? Come l’ha superato?
Come ho detto prima, L’amore conta è nato dopo un lungo periodo di gestazione mentale. Ho pensato molto prima di mettermi a scrivere, ma proprio per questo quando mi sono messa all’opera non ci sono stati blocchi o interruzioni e in quattro mesi ho scritto tutto. Solo prima del finale mi sono fermata a riflettere di nuovo: dovevo scegliere come concludere il romanzo ed ero indecisa tra due strade. In realtà una era la mia strada, cioè come avrei voluto che andasse a finire se fosse stata la mia storia, l’altra era la strada di Irene, l’unico finale possibile per lei. La storia era la sua e io non ho potuto fare a meno di seguirla.
Descriva L’amore conta usando tre parole.
Insoddisfazione, ricerca, consapevolezza.
C’è un messaggio nel suo romanzo che vuole che i suoi lettori facciano proprio?
No, non ho messaggi da lasciare, ma spero che il mio libro trasmetta emozioni e faccia riflettere. Quando un lettore mi dice che è rimasto colpito dal mio libro, in bene o in male, non importa, ma che non gli è stato indifferente, ecco, questa è per me la più grande soddisfazione.
Ha una scena o un personaggio preferito? Se sì, quale?
Mi piace molto la scena della prima vigilia di Natale che Irene trascorre a casa dei genitori di Luca. Può sembrare un episodio banale e in realtà dal punto di vista narrativo non succede molto, ma io ho attinto a piene mani dai ricordi della mia infanzia perché per anni a casa mia il Natale si è festeggiato proprio così, con una cena luculliana, il presepe, le candele e i canti.
Prima di salutarci vuole parlarci dei suoi futuri progetti di scrittura ha in cantiere una nuova opera? Di cosa parla?
Sì, ho in mente un nuovo libro, ma è ancora tutto nella mia testa non ne voglio parlare per scaramanzia! Posso solo dire che da quando lavoro come ghostwriter sono circondata da nuove idee e lavorare su testi altrui è di grande stimolo anche per i miei.
Io posso solo aggiungere che auguro a Carmen una lunga carriera da scrittice e spero di leggere un suo nuovo lavoro presto.